L’indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC) ha registrato a ottobre 2023 una diminuzione dello 0,2% su base mensile e un aumento di 1,7% su base annua, in netta decelerazione rispetto al +5,3% del mese precedente. Si tratta del tasso di inflazione più basso da luglio 2021, quando era stato del +1,9%.
Il ruolo dei beni energetici
La principale causa del calo dell’inflazione è stata la forte contrazione dei prezzi dei beni energetici, sia non regolamentati (-17,7% su base annua) sia regolamentati (-31,7%). Questo fenomeno è dovuto all’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si erano verificati rialzi significativi dei prezzi del comparto, a seguito della crisi energetica globale. A ottobre 2023, invece, si è assistito a una diminuzione congiunturale dei prezzi degli energetici non regolamentati (-1,9%), in particolare dei carburanti per autotrazione, grazie alla riduzione della domanda e alla maggiore disponibilità di fonti alternative. Al contrario, i prezzi degli energetici regolamentati sono aumentati su base mensile (+13,8%), a causa dell’adeguamento delle tariffe elettriche e del gas.
L’andamento dei prezzi alimentari
Un altro fattore che ha contribuito al rallentamento dell’inflazione è stato l’andamento dei prezzi dei beni alimentari, sia non lavorati (+4,9% su base annua) sia lavorati (+7,3%). Anche in questo caso, si è verificato un effetto base dovuto al confronto con ottobre 2022, quando i prezzi dei prodotti alimentari erano saliti a causa di problemi di approvvigionamento e di speculazione. A ottobre 2023, invece, si è registrata una maggiore stabilità dei prezzi dei beni alimentari, grazie al miglioramento delle condizioni climatiche e alla ripresa delle attività produttive e commerciali. La variazione congiunturale dei prezzi dei beni alimentari è stata nulla, con una flessione dei prezzi dei prodotti non lavorati (-0,2%) e un aumento di quelli lavorati (+0,1%).
Le altre componenti dell’indice
Le altre componenti dell’indice dei prezzi al consumo hanno avuto un impatto minore sull’inflazione. Tra i servizi, si sono registrate accelerazioni dei prezzi relativi all’abitazione (+4,0% su base annua) e ai trasporti (+4,0%), dovute principalmente agli aumenti delle tariffe dei servizi di gestione dei rifiuti e dei biglietti ferroviari. Tra i beni, si sono evidenziate decelerazioni dei prezzi relativi ai beni durevoli (-0,1%) e ai beni semidurevoli (-0,2%), in linea con la debolezza della domanda interna. L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è scesa al +4,2%, così come quella al netto dei soli beni energetici. Il differenziale inflazionistico tra i servizi e i beni è tornato su valori ampiamente positivi (+4,1 punti percentuali), dopo essere stato negativo a settembre (-1,9 punti percentuali).
Le prospettive per il futuro
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo. Questi valori indicano che l’inflazione media annua sarà superiore al 5%, il livello più alto dal 2011, quando era stata del 5,4%. Tuttavia, le previsioni per i prossimi mesi indicano una progressiva riduzione del tasso di inflazione, grazie alla normalizzazione dei prezzi energetici e alimentari e alla moderazione delle pressioni inflazionistiche derivanti dalla domanda e dai costi di produzione. Secondo le stime della Banca d’Italia, l’inflazione si dovrebbe attestare al +4,5% a dicembre 2023 e al +3,0% a dicembre 2024.