Il Pil italiano stabile nel terzo trimestre, migliore della Germania ma peggiore di Francia e Spagna
L’economia italiana ha mostrato una buona tenuta nel terzo trimestre del 2023, nonostante le sfide poste dal contesto internazionale. Il Pil italiano è stato, in base alla stima preliminare, stabile rispetto ai tre mesi precedenti, registrando un risultato migliore della Germania, che ha subito una contrazione dello 0,1%, ma peggiore rispetto a quello di Francia e Spagna, che hanno segnato una crescita dello 0,3% e dello 0,4%, rispettivamente. La variazione acquisita della crescita del Pil per il 2023 è pari a 0,7%, in linea con le previsioni del governo.
La produzione manifatturiera in lieve aumento, il mercato del lavoro continua a creare occupazione
Dal lato dell’offerta, l’indice destagionalizzato della produzione del settore manifatturiero a settembre è rimasto invariato dopo il lieve incremento di agosto. Nella media del terzo trimestre, la produzione ha registrato un aumento dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, sostenuta dalla domanda interna e dall’export verso i paesi extra-europei. Il settore dei servizi ha mostrato una dinamica più debole, con un calo dello 0,1% nel terzo trimestre, penalizzato dalla riduzione delle attività turistiche e alberghiere.
Il mercato del lavoro continua a mostrare una buona tenuta nonostante la debolezza congiunturale. A settembre, sono aumentati rispetto ad agosto gli occupati (+0,2%) e i disoccupati (+0,4%) mentre gli inattivi sono diminuiti (-0,3%). Il tasso di occupazione è salito al 59,4%, il più alto dal 2008, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 9,7%, il più basso dal 2012. La crescita dell’occupazione ha riguardato soprattutto i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (+0,4%) e i lavoratori autonomi (+0,3%), mentre i lavoratori dipendenti a tempo determinato sono diminuiti (-0,4%).
L’inflazione al di sotto del 2%, la fiducia di famiglie e imprese in calo
La crescita tendenziale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) si è collocata in ottobre al di sotto del 2%, attestandosi all’1,8%. Tale dinamica è risultata di un punto inferiore alla media dell’area euro (2,8%) per effetto della più forte discesa dei listini dei beni energetici in Italia (-2,1% rispetto a +0,6% nell’area euro). L’inflazione di fondo, al netto dei beni energetici e alimentari, è rimasta stabile al 2,1%, in linea con la media dell’area euro.
A ottobre, la fiducia di famiglie e imprese ha continuato a calare, suggerendo che l’economia italiana potrebbe rallentare nei prossimi mesi. L’indice di fiducia dei consumatori è sceso a 110,1 da 111,4 di settembre, mentre l’indice di fiducia delle imprese è passato a 99,2 da 100,1. Tra i settori produttivi, la fiducia è diminuita nella manifattura, nei servizi e nelle costruzioni, mentre è aumentata nel commercio al dettaglio.
Il contesto internazionale resta difficile, tra tensioni geopolitiche e condizioni finanziarie sfavorevoli
Le prospettive economiche internazionali restano molto incerte, condizionate dall’acuirsi delle tensioni geo-politiche e dalle condizioni finanziarie sfavorevoli per famiglie e imprese. La discesa generalizzata dell’inflazione ha riflesso principalmente il calo delle quotazioni delle materie prime energetiche rispetto ai picchi dello scorso anno, mentre l’inflazione di fondo nelle maggiori economie sta seguendo un percorso di rientro più graduale.
I listini delle principali materie prime energetiche a ottobre hanno mostrato un andamento eterogeneo. Il prezzo del Brent per la prima volta da giugno è sceso (91,1 dollari al barile da 94 dollari di settembre) e l’indice del gas naturale è aumentato ulteriormente a 113,8 da 95,4. Nello stesso mese, il tasso di cambio nominale euro dollaro si è stabilizzato a 1,06 dollari per euro.
Ad agosto, anche grazie a una ripresa degli scambi della Cina (importazioni +2,6%; esportazioni +5,3%), il commercio globale di merci in volume è cresciuto dello 0,4% in termini congiunturali, recuperando solo in parte il calo di luglio (-0,7%) e proseguendo sul trend discendente in atto dall’autunno dello scorso anno. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export, ha segnato il passo, rimanendo anche a ottobre sotto la soglia di espansione e indicando una possibile ulteriore riduzione degli scambi internazionali nei prossimi mesi.
Le principali economie hanno continuato a mostrare un dinamismo differenziato: a fronte di una forte accelerazione del Pil in Cina e negli Stati Uniti, la crescita in Europa è rimasta stagnante. Il Pil cinese del terzo trimestre è salito dell’1,3% in termini congiunturali (+0,5% la variazione dei precedenti tre mesi). Dal lato dell’offerta, le prospettive per il paese restano incerte. A ottobre l’indice Pmi sui servizi è cresciuto a 50,4 da 50,2 di settembre mentre quello della manifattura è sceso al di sotto della soglia di espansione (49,5 da 50,6).
Negli Stati Uniti, la stima preliminare del Pil del terzo trimestre ha registrato un incremento di 1,2% congiunturale (+0,5% tra aprile e giugno). I dati hanno mostrato un miglioramento dei consumi pubblici e privati che ha più che compensato la correzione degli investimenti fissi non residenziali diminuiti lievemente dopo la forte crescita del trimestre precedente. Il contributo della domanda estera è stato marginalmente negativo. A ottobre, l’occupazione statunitense è tornata a rallentare, frenata anche da fattori temporanei e il tasso di disoccupazione ha segnato un massimo da gennaio 2022 (+3,9%). La Federal Reserve ha mantenuto per la seconda riunione consecutiva i tassi di interesse ufficiali fermi (5,25%-5,50%).
Nell’area euro, l’economia si è confermata sostanzialmente stagnante. Nel terzo trimestre, il Pil ha mostrato una marginale flessione congiunturale (-0,1% dopo il +0,2% dei tre mesi precedenti). L’inflazione headline è calata a ottobre al 2,9% (dal 4,3% di settembre), toccando il valore più basso da ottobre 2021. La debolezza della fase ciclica e la moderazione della crescita dei prezzi sono stati alla base della decisione della Bce di mantenere i tassi di interesse ufficiali invariati. A settembre, il tasso di disoccupazione è aumentato marginalmente pur rimanendo su valori storicamente bassi (6,5% da 6,4% di agosto) e le vendite al dettaglio in volume, coerentemente con un quadro di rallentamento congiunturale, sono diminuite dello 0,3%. Le prospettive per l’area continuano a essere poco favorevoli. L’indice composito di fiducia economica ESI di ottobre si è stabilizzato a 93,3 da 93,4, con un calo del sentiment nell’industria e un recupero nei servizi. Tra le principali economie euro, la fiducia è migliorata in Spagna (+1,2 punti)
In conclusione
Ecco i punti salienti:
- Il Pil italiano è stato stabile rispetto al trimestre precedente, mostrando una maggiore resilienza rispetto alla Germania, ma una minore dinamicità rispetto a Francia e Spagna. La variazione acquisita per il 2023 è pari a 0,7%, in linea con le previsioni del governo.
- La produzione manifatturiera ha registrato un lieve aumento, grazie alla domanda interna e all’export verso i paesi extra-europei. Il settore dei servizi ha invece subito una contrazione, a causa della riduzione delle attività turistiche e alberghiere.
- Il mercato del lavoro ha continuato a creare occupazione, con un aumento degli occupati e dei disoccupati e una diminuzione degli inattivi. Il tasso di occupazione ha raggiunto il livello più alto dal 2008, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto al minimo dal 2012.
- L’inflazione è scesa al di sotto del 2%, per effetto della forte discesa dei prezzi dei beni energetici in Italia. L’inflazione di fondo è rimasta stabile al 2,1%, in linea con la media dell’area euro.
- La fiducia di famiglie e imprese è calata, indicando una possibile perdita di slancio nei prossimi mesi. La fiducia è diminuita nella manifattura, nei servizi e nelle costruzioni, mentre è aumentata nel commercio al dettaglio.
- Il contesto internazionale resta difficile, tra tensioni geopolitiche e condizioni finanziarie sfavorevoli. Le prospettive economiche internazionali sono molto incerte, con una discesa generalizzata dell’inflazione e un rallentamento del commercio globale. Le principali economie hanno mostrato un dinamismo differenziato, con una forte accelerazione del Pil in Cina e negli Stati Uniti e una stagnazione in Europa. La Cina e gli Stati Uniti hanno mantenuto i tassi di interesse ufficiali invariati, mentre la Bce li ha tagliati.